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Gelsibachicoltura, un pò di storia

 

Seta. Un termine breve ma conciso, dolce e dirompente. Eppure dietro questi quattro segni alfabetici si celano secoli di storia, e non solo. La seta è nota per essere da sempre un tessuto di lusso, usata per realizzare gli abiti, i paramenti, i damaschi dei ricchi e potenti. Ma la sua origine biologica è molto semplice. Grazie ad un prodigio della natura, tale fibra viene prodotta dai cosiddetti bachi, ovvero delle larve

(comunemente bruchi), che durante il periodo di metamorfosi costruiscono un bozzolo per proteggere da agenti esterni la loro“trasformazione”. Solo poche delle circa duecento razze producono una fibra utilizzabile, e solo una (Bombyx mori) è allevabile dall’uomo.

 

 

 Dal XII secolo la nostra penisola fu la maggior produttrice europea di seta. In particolare nella regione calabrese la produzione  del filo d’oro fu molto fiorente. La città di Catanzaro era considerata la capitale della seta, e attorno ad essa si era formato  un circuito produttivo che tracciava una “via della seta calabrese”, un corridoio che congiungeva la costa tirrenica a quella  ionica. Nei paesi circostanti si producevano i gelsi e la seta greggia (per mano delle famiglie contadine), mentre nelle botteghe  artigiane catanzaresi avveniva la tessitura. Perché l’arte serica si sia sviluppata maggiormente nel catanzarese è un mistero  non ancora risolto (ricordiamo che all’epoca tutto il meridione d’Italia era sotto il dominio bizantino).

 

Certo è che sia la città di Catanzaro che quella di Palermo (anch’essa grande produttrice di seta) sono state influenzate dal vento della cultura orientale, in quanto la prima sotto il dominio bizantino e l’altra sotto quello arabo. Analizzando alcune fonti storiche, si ipotizza che il significato stesso del nome primitivo del capoluogo calabro, Katantárion, possa essere ricondotto al verbo greco Katartizen, il cui significato è preparare, confezionare ed anche lavorare (i filatori di seta erano

denominati Katartarioi). L’arte della seta raggiunse la fase di massimo splendore tra il 1500 e 1600. La fama dei maestri setaioli di Catanzaro ebbe una vasta eco che si propagò fino in Francia, dove, quest’ultimi, furono chiamati a Lione per insegnare la tecnica della tessitura.

Da alcune fonti, consultabili presso l'Archivio di Stato di Catanzaro, le famiglie contadine di San Floro, piccolo borgo alle porte del capoluogo calabrese, alla fine dell'800,  allevavano milioni di bachi da seta, di razza indigena, producendo circa 1.400 Kg di bozzoli.

 

Nel 1998 il Comune di San Floro, nella persona dell'allora sindaco Florino Vivino, ha voluto riscoprire quest'antica tradizione, avviando un progetto sperimentale che ha avuto una vasta eco a livello regionale, nazionale e internazionale. In tale contesto furono piantate circa 3.500 piante di gelso di varietà Kocusò, in quanto il nostro baco si nutre solo ed esclusivamente di foglie di gelso. Oggi la Cooperativa Nido di Seta ha deciso di riabilitare questo progetto, facendo della gelsibachicoltura la sua attività principale.

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